Benché nata in Serbia nel 1980, Elvira Mujčić è cresciuta a Srebrenica, in Bosnia, dove ha vissuto fino al 1992. Dopo essersi spostata con la famiglia in Croazia, si è poi stabilita in Italia, dove risiede ormai da più di vent’anni. Laureatasi in lingue e letterature straniere nel 2004, esordisce come autrice con Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebenica (2007), dove lo stile diaristico ripercorre la vita di una ragazza nata e cresciuta nel teatro del genocidio, consumato l’11 luglio 1995. Un leitmotiv, questo, rinvenibile anche nell’opera successiva, E se Fuad avesse avuto la dinamite? (2009), ambientato in una località sulla Drina. Il tema dello sradicamento sarà invece centrale in La lingua di Ana. Chi sei quando perdi radici e parole?, pubblicato nel 2012, dove il contrasto tra lingua materna e lingua ‘acquisita’ cede il passo a una totale afasia. Di recente pubblicazione è, invece, Dieci prugne ai fascisti (2016), incentrato sulle vicende di una famiglia bosniaca, emigrata in Italia negli anni Novanta, costretta a fare i conti con il fardello di una patria lasciata alle spalle.